Il tempo non basta mai… queste sono le parole con cui molte delle persone intervenute lo scorso 7 Aprile alla presentazione del libro “Quella sera a Milano era caldo” hanno lasciato la sala del caffè associativo Babelmet alla fine di due ore di presentazione.
In effetti la vastità degli spunti emersi avrebbe richiesto molto più tempo per la discussione.
La data della presentazione non è stata scelta a caso ed è stata un modo per ricordare quello che è passato alla storia come “processo 7 aprile”.
La serata è stata aperta da una serie di video tratti da alcune famose trasmissioni televisive e da un film, per introdurre la discussione partendo da diversi modi di rappresentare alcuni dei fatti più rilevanti accaduti negli anni 70; subito dopo l’autore, Marco Grispigni, ha riassunto la tesi di fondo del suo ultimo libro e le ragioni che lo hanno spinto a scriverlo.
Partendo da un’analisi della situazione di quegli anni in diversi paesi europei, come utilizzando una macchina del tempo, Marco fa immergere il pubblico nei meandri di quegli anni.
Ospiti della serata, Roberto Galtieri giornalista e responsabile dell’associazione Gramsci Bxl, ed Eleonora Forenza, femminista ed europarlamentare europea del gruppo GUE/NGL.
Il primo testimone oculare degli anni raccontati nel libro, la seconda cresciuta politicamente nel movimento femminista che in quegli anni assunse una dimensione di massa che lo rende un attore fondamentale di quel periodo.
L’intervento di Roberto Galtieri, in contrasto con la tesi del libro, fa partire il suo ragionamento dal 1968 e dalla necessità della borghesia italiana e internazionale di quegli anni di far evolvere la società per prepararla alla lunga ristrutturazione capitalistica. La posizione peculiare dell’Italia nello scacchiere internazionale e la forte presenza comunista organizzata sono secondo il suo punto di vista una delle ragioni della lunga coda del terrorismo in Italia.
Eleonora Forenza ha invece centrato il suo intervento su come il tema della violenza politica sia diventato lo strumento narrativo per raccontare quegli anni, occultandone la carica liberatoria e le conquiste sociali ed economiche ottenute. Logicamente nella sua riflessione un ruolo fondamentale lo ha il movimento femminista che a metà degli anni Settanta vive quel passaggio che numerose storiche hanno definito “dai piccoli gruppi al movimento di massa”.
Alcune domande dei relatori e del pubblico hanno permesso all’autore di ritornare su dei passaggi fondamentali del libro e hanno chiuso la serata.